Top Club. Sponsor. Marketing. Un giro d’affari di milioni e milioni di euro che, secondo gli ideatori della Super Lega, avrebbe portato al mondo del calcio (al loro? Non è dato saperlo) un incredibile aumento di spettatori e denari. L’epilogo del “golpe” lo conosciamo tutti: ventiquattr’ore di idea, tesi o teoria scomparse in una gigantesca bolla, mediatica, di sapone.
E il paradosso dove sta? Sta nel fatto che se nel calcio si pensa a una Lega parallela gestita dai Top Club europei, nella pallanuoto un’istituzione che regoli questa disciplina non esiste. Sì proprio, così. Non esiste una Lega Italiana Pallanuoto che possa garantire il prosperare di uno sport che, ogni quattro anni, porta al Bel Paese medaglie olimpiche.
Potremmo definirla l’eterna dicotomia tra Nuoto e Pallanuoto. Da una parte la FIN, plenipotenziaria federazione che raccoglie sotto la sua grande ala tutta le discipline dell’acqua: nuoto, pallanuoto, tuffi, sincro e salvamento e nuoto di fondo. Dall’altra parte il sentimento secessionista della pallanuoto che da anni prova – forse sarebbe meglio dire ha provato – a costruirsi una casa propria in cui crescere e provare ad affermarsi sul territorio nazionale. Un’impresa titanica quella promossa, negli anni, da alcuni atleti e dirigenti che vedevano una pallanuoto autogestita. I temi erano quelli del marketing, degli sponsor, della ripartizione delle finanze. Insomma gli stessi, fatte le debite proporzioni con la Super Lega di Real Madrid e Barcellona, che avrebbe avuto come scopo quello di portare la pallanuoto sul grande palcoscenico.
L’epilogo, anche qui, è ben noto a tutti. Anche se – perché c’è un se… – esiste una realtà consolidata nel Nord Italia e che sta prendendo piede in tutto lo Stivale, mossa proprio da questi ideali di crescita sportiva per la pallanuoto. Stiamo parlando della PNI: PallanuotoItalia. Un’idea, divenuta realtà, che nasce dalla fervida mente di Alessandro De Tursi all’inizio degli anni 2000 con la voglia di portare la pallanuoto fuori dalle corsie, con il desiderio di aiutare le società a renderla disciplina amata e diffusa, con una propria identità.
L’obiettivo è quello della promozione e dello sviluppo della pallanuoto con un’organizzazione che mira a rimuovere e superare le principali difficoltà che lo sviluppo della pallanuoto incontra da sempre come il reperimento e l’affitto dei campi gara, la gestione del servizio di primo soccorso in partita, la stesura e divulgazione dei verbali di gioco. Ancora la formazione e aggiornamento di arbitri e segretari di giuria e infine l’accrescimento personale per i ragazzi e i tecnici soprattutto tramite attività estive.
«A oggi il movimento è in pieno sviluppo e grazie alla fiducia che ogni anno ci rinnovano genitori, appassionati, atleti e società i nostri numeri contribuiscono alla concreta diffusione della pallanuoto – sottolinea Alessandro De Tursi, presidente della Lega Dilettanti PNI – Pensate che gli ultimi numeri ci dicono che sono quasi 3 mila i tesserati, più di quaranta le società affiliate e oltre venti i campi di gara ufficiali. Le partite giocate pre Covid? Oltre settecento. Per non parlare del nostro verbale elettronico già al vaglio di molte federazioni ed Enti di Promozione Sportiva che guardano al futuro e alla digitalizzazione come la strada utile al recupero di risorse, quanto mai oggi particolarmente necessarie. per una possibile adozione del nostro modello».
Ma.Sac.