Attività e campionati sospesi in Lombardia, ma il presidente della FIGC Gravina propone di giocare a porte chiuse e chiede un decreto per poter far allenare le squadre di Serie A
MILANO – L’emergenza coronavirus ha travolto il mondo sportivo, soprattutto quello di base, quello giocato dai giovani.
Una scia di disagio che si protrarrà per tutta la settimana e che già ha cancellato tutta l’attività prevista per il fine settimana a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo.
E’ notizia di oggi che i comitati regionali lombardi delle tre principali federazioni, calcio, pallacanestro e pallavolo, non solo hanno disposto di “attenersi scrupolosamente” ai dettami contenuti nella disposizione del Ministero della salute (sospensione totale dell’attività, intendendo amichevoli, allenamenti e partite) ma hanno già ufficializzato la sospensione di tutti gli eventi previsti sino a tutta domenica 1 marzo.
Decisione che ha gettato nello sconforto migliaia di atleti, per i quali non potersi allenare corrisponde a ricevere un insulto della peggior specie.
Chi sta cercando di aggirare il decreto ministeriale è il calcio professionistico per il quale, non ottemperare agli impegni già fissati in calendario, provocherebbe danni economici ingenti.
Il Consiglio Direttivo della Federazione Italiana Gioco Calcio ha così avanzato una doppia richiesta a chi di dovere.
Ha chiesto al Ministro della Salute di poter disputare a porte chiuse gli incontri previsti nelle zone maggiormente a rischio contagio.
Ha chiesto al Ministro dello Sport la pubblicazione di un decreto che consenta ai club professionistici di continuare ad allenarsi per non correre il rischio «che si blocchi l’attività di preparazione» come ha sottolineato il presidente federale Gabriele Gravina.
Filtra ottimismo dal mondo professionistico: «I primi riscontri sono positivi. A breve ci aspettiamo la risposta ufficiale e la pubblicazione dei decreti» ha detto Gravina all’uscita del Consiglio Federale.