Rudy Cattino, pluri campione con la Pro Recco, allenatore di chiara fama ed attuale Direttore Tecnico della Lega Dilettanti PallanuotoItalia parla di Tokyo, di Settebello e di molto altro
MILANO – Non si è perso un minuto dell’avventura del “Settebello” di Sandro Campagna alle Olimpiadi di Tokyo, mettendo a fuoco, col suo riconosciuto occhio critico, ogni situazione vissuta dagli Azzurri ai Giochi Olimpici.
Del resto, Rudy Cattino nel suo DNA ha la pallanuoto, disciplina sportiva dalla quale ha ricevuto molto (cinque titoli con la Pro Recco, Medaglia di bronzo al valore atletico del Coni, il Pallone d’argento…) ma alla quale continua a regalare, anche oggi, entusiasmo e professionalità, svolgendo il ruolo di tecnico dall’alto di una competenza che ha pochi pari.
In attesa di rituffarsi nell’incarico di Direttore Tecnico della Lega Dilettanti PallanuotoItalia, Rudy Cattino torna con la mente a Tokyo, sottolineando che: «Il risultato dell’Italia si presta a diverse interpretazioni, talvolta anche opposte tra loro. Entrare nel ristretto novero delle partecipanti è un traguardo che conferma la bontà della nostra scuola. Allo stesso modo, però, non si può essere soddisfatti del settimo posto. Si poteva fare meglio. In alcune circostanze, l’Italia non ha avuto il coraggio di scendere in vasca e giocare senza fare calcoli».
I sogni si sono infranti con la Serbia, squadra che a Tokyo si è dimostrata una vera corazzata…
«Pienamente d’accordo. Ci è capitato l’avversario più scomodo incontrato, fra l’altro, nel periodo di massima forma, fisica e mentale. Serbia che, tra l’altro, ha contato sul decisivo apporto di giocatori che in Italia conosciamo molto bene e che hanno svolto il ruolo dei trascinatori. Persa quella partita, è stato difficile “tenere con la testa”. Il settimo posto, probabilmente, nasce da lì».
Sandro Campagna ha descritto l’Olimpiade come un passo in avanti nell’opera di rinnovamento…
«Concetto che condivido. E’ proprio da un risultato inferiore alle attese che arriva lo sprone giusto per rialzare la testa. Un compito che la Federazione non può svolgere da sola. Serve la piena collaborazione delle società. Bisogna avere il coraggio di puntare sui giovani italiani. Non per inserirli nel roster, però: bisogna puntare su di loro facendoli giocare, dando loro responsabilità. Facendo, insomma, conoscere loro la “professione” di giocatore di pallanuoto».
Servirà quindi il contributo di tutto il mondo pallanotistico?
«Sicuramente. Pur consapevole – specifica Rudy Cattino – che la strada non è in pianura. La pallanuoto paga il fatto di non avere una federazione specifica, come invece accade nelle altre nazioni europee. La pallanuoto fa parte di una federazione che, com’è giusto, deve curarsi anche di nuoto, sincro, tuffi e tutti gli altri sport d’acqua. Tutto sommato, l’Italia riesce a mantenersi ai massimi livelli con le nazionali, ma inevitabilmente, per la federazione diventa complicato affrontare le problematiche dell’attività di base e giovanile praticata a livello locale».
Se la sente di dare qualche consiglio?
«Il sistema pallanuoto va ripensato. Società e federazione devono poter contare su una maggiore autonomia. Personalmente investirei meno tempo e risorse nella parte tecnica, anche rischiando di avere qualche risultato in meno. Lo sforzo principale, invece – chiarisce Cattino – lo sosterrei sull’impiantistica. Avere strutture adeguate, lungo tutto lo Stivale, è la base di partenza per garantire un modo migliore di svolgere la propria attività, alle associazioni sportive che operano in ambito locale. Punterei anche sulla creazione di tre centri federali, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud, dove poter seguire con più attenzione i giovani che possono garantire il futuro del nostro sport. Non da ultimo, mi piacerebbe vedere campionati con più equilibrio, più interesse e più pubblico».
La “sua” Pro Recco ha vinto due titoli giovanili: un bel segnale per tutti?
«Sono ovviamente contento che la Pro Recco sia tornata a recitare un ruolo importante anche con le squadre giovanili. Ma esulterò per questi successi – conclude Rudy Cattino – quando vedrò 5-6 di questi ragazzi, far parte della squadra di Serie A1, entrare in vasca da protagonisti, e mostrare doti tecniche e caratteriali che facciano la differenza».