Marco Riva, 38 anni, presidente regionale lombardo del CONI, spiega a “Valore Sportivo” come il “suo” mondo può ripartire dopo l’emergenza
MILANO – Ha lo sport nel DNA, perché in questo mondo ci vive da sempre come praticante ma, soprattutto, come apprezzato dirigente. Ecco perché la carta d’identità, per nulla consumata dagli anni, non deve ingannare. Marco Riva, 38 anni, è l’uomo giusto al posto giusto: presidente regionale lombardo del CONI, il massimo organismo sportivo italiano.
«Per me lo sport è una vocazione – dice il diretto interessato – ancora più forte della passione che ho “messo in campo” sinora. Molti mi dicono che è “da pazzi” prendersi una simile responsabilità, in un momento così complesso. Non c’è momento migliore di questo, rispondo io, per dimostrare il senso di appartenenza ad un mondo che ha grandi ed ineluttabili valori. Ho accettato di ricoprire la carica di presidente regionale – specifica Marco Riva – anche per rispetto e riconoscenza di tutte quelle persone che, con la loro stima e la loro esperienza, mi hanno permesso di arrivare sino qui».
Dopo lunghi mesi di attesa, pian piano l’attività sta cercando di ripartire…
«C’è tanta voglia di ricominciare, lo percepisco ogni giorno e da qualsiasi parte mi giri. E’ la logica reazione di tutte quelle persone che si sono viste togliere cose delle quali, in queste lunghe settimane, hanno capito la reale importanza. Rispetto all’emergenza sanitaria, il mondo sportivo si è messo in gioco sin dal primo giorno, per garantire la sicurezza e il benessere dei propri atleti e delle persone. Tutti hanno voluto adeguarsi, anche a costo di importanti rinunce».
L’emergenza, oltre che sanitaria, è anche economica: concorda?
«Tra i tanti valori dello sport – specifica Marco Riva – anche quello economico merita la massima attenzione. E’ giunto il momento di fare delle scelte, anche per ridare slancio e fiducia ad ogni settore. Si pensi ai gestori di palestre e piscine, ad esempio, che sono fermi da troppo tempo. Serve buon senso. Molti di loro non stanno chiedendo soldi. Stanno, al contrario, esprimendo un concetto che merita il massimo rilievo: “fateci lavorare, per favore…”. Molti di loro hanno sostenuto investimenti per mettere a norma impianti e spazi. Ripeto: col buon senso e garantendo il rispetto delle regole davanti a tutto, qualche porta in più si può riaprire…».
Altro possibile rebus da risolvere: l’abbandono dei giovani che, non potendo fare sport, trovano interessi diversi…
«E’ un rebus che va affrontato e risolto. Personalmente – sottolinea il neo presidente regionale del Coni – sono convinto che la chiave di lettura è il ritorno alla normalità. Quando si riprenderà a fare attività, sono sicuro che ragazzi e ragazze risponderanno: “Presente…”. Il compito del Coni deve essere quello di ridare vigore al movimento. Con occhi ben vigili e orecchie ben aperte per capire tutte le esigenze provenienti dal mondo dello sport».
Il rapporto tra Federazioni e Enti di Promozione Sportiva, oggi piuttosto contrastante, è un nodo che dovrà sciogliere?
«La sinfonia di un’orchestra, è gradevole quando tutti i maestri suonano rispettando il proprio spartito e non certo spiando quello dell’altro. In questa corsa verso la ripresa dell’attività, talvolta si sono evidenziati pesi e misure diverse. E’ necessaria la piena collaborazione di tutte le parti in causa. Lo sport riparte se ciascuno non si limiterà a guardare il proprio orticello, pur sapendo che potrebbe danneggiare quello del vicino. Se c’è sintonia, si va avanti a passo spedito. A parer mio, Federazioni ed Enti di Promozione Sportiva non sono avversari, ma complementari».
Guardiamo un po’ più in là: dove vorrebbe vedersi tra quattro anni?
«Vorrei far parte di un mondo, quello sportivo, dove “fare rete” è la piacevole abitudine quotidiana. Un mondo dove dialogo, impiantistica, digitalizzazione, comunicazione siano tutti argomenti condivisi da chi propone o pratica sport. Un mondo dove sarà bello mettere in evidenza ogni evento, ogni iniziativa, ogni situazione ben consapevoli che tutti possano trarne beneficio. Questo è lo sport che voglio – conclude Marco Riva – e non perderò un giorno senza fare il possibile, per compiere un passo in quella direzione».