Molto spesso, all’inizio delle nostre interviste, presentiamo il nostro ospite attraverso il palmares, le imprese sportive o le cariche ricoperte. Quest’oggi possiamo semplicemente Stefano Tempesti, anche perché se dovessimo elencare ogni competizione vinta dal più grande portiere di pallanuoto di tutti i tempi – molto probabilmente – utilizzeremo tutti i caratteri consentiti dalla tastiera e dal web.
«Quanta esagerazione… (ride, ndr)».
Tempesti come si sta al sole della Sicilia?
«Una meraviglia. Clima unico, società incredibile e squadra fantastica. Ortigia è per davvero un’isola felice».
Lei di pallanuoto ne ha giocata, vista, vinta e vissuta parecchia. Quella di oggi che pallanuoto è?
«Io credo che questo, per la pallanuoto, sia il momento più difficile. Almeno quello più difficile che abbia mai vissuto in 30 anni di carriera. Non si è mai verificato una serie di dispiaceri come questi. Vittime umane, crisi economiche. La pallanuoto è messa a dura prova. La mia fortuna è quella di trovarmi nelle mani di chi cerca di tenere insieme un club e una società come l’Ortigia. Dobbiamo stringere i denti, c’è poco da fare. Io ho la fortuna di giocare in una società meravigliosa, fatta di persone meravigliose. È stato disegnato un progetto a lungo termine, con un determinato tipo di persone, finalizzato a creare una grande Ortigia».
L’atleta professionista può considerarsi un privilegiato?
«Siamo dei professionisti e abbiamo una corsia privilegiata, quello sì. D’altra parte è il nostro mestiere. Penso sempre, però, a chi sta soffrendo; mi vengono in mente i gestori di piscine o di palestre. Oppure quelle squadre che non si possono allenare perché non gli spazi necessari. Stiamo vivendo un momento tremendo che produrrà tante vittime. Purtroppo molte società spariranno e quelle che resteranno dovranno leccarsi le ferite. Momento storico davvero tosto. Dobbiamo guardare in avanti e credere in un progetto».
A Tokyo ci pensa?
«(Ride, ndr) A Tokyo ci penso, eccome. Mi sto allenando fortissimo per convincere, minuto dopo minuto, mister Campagna. La mia testa, la mia voglia e la mia fame non è mai cambiata».
Il dopo Tempesti? Ci pensa?
«Il dopo Tempesti c’è già. Si chiama Marco Del Lungo e lasciatemi dire come Marco (Del Lungo, ndr) abbia raggiunto un livello davvero assoluto. Questo, per la nostra Nazionale, è un valore aggiunto. Un grande segnale per il Settebello del futuro. Il Brescia sta andando così forte per merito suo».
Lei qualche Olimpiade l’ha vissuta. Questa come sarà secondo lei?
«Sarà una rivoluzione. È come se fossimo in guerra. Qui si sta affrontando qualcosa di insensato. È tosta credere e relazionarsi con tutto questo. Anche gli stimoli cambieranno. Bisognerà avere grande cuore».
Ma. Sac.