Federico Bogliolo, 28 anni, non solo è l’avvocato più giovane iscritto all’Albo degli avvocati genovesi nel 2020, bensì è colui che – in un periodo come quello che stiamo vivendo – ha preso a cuore il destino delle palestre e dei centri danza all’ombra della Lanterna.
Bogliolo, cosa sta succedendo?
«Le palestre e i Centri Danza hanno chiuso i battenti, a causa del Covid da marzo a maggio del 2020 e dal 25 ottobre scorso a oggi. Devo aggiungere altro?».
Mi sembra abbastanza chiaro. Non considerando la ovvia crisi e mancanza di occupazione, tutto questo cosa significa?
«Implica l’azzeramento dei ricavi nei mesi di chiusura e una riduzione degli stessi, in media, del 70 per cento durante le apertura. Ma c’è di più. I centri danza, normalmente, seguono un percorso didattico che va di pari passo con quello scolastico. Penso alle chiusure e alle aperture della scuole. Lo scorso anno avendo aperto durante il periodo estivo, con scuole chiuse, i ricavi non hanno raggiunto neanche il 20 per centro rispetto al 2019. A questo si aggiungono gli importanti costi di adeguamento alle linee guida anti Covid, il rilascio dei voucher per gli abbonamenti non goduti e i numerosi contenziosi con i proprietari dei locali. È evidente come la situazione sia drammatica».
Cosa chiedete?
«Chiediamo, ovviamente, ristori immediati e per i quali sia azzerata la burocrazia. Come ha fatto Germania, Danimarca e Francia d’altra parte. Chiediamo un incentivo per l’utenza al momento della riapertura come il rilascio da parte dello Stato di voucher che possa coprire il 70 o l’80 per cento dei costi d’iscrizione all’associazione sportiva».
Può spiegare meglio?
«L’utente che, ipoteticamente pagherebbe 100 euro un abbonamento si troverebbe a sborsarne 20 perché l’80 per cento dovrebbe, a mio avviso, essere garantito alle palestre e ai centri danza dallo Stato».
Danno economico, certamente, ma anche sociale.
«Sì certo, meno attività fisica uguale meno salute. Un’altra cosa: la grande maggioranza dei titolari delle associazioni sportive vivono con il proprio lavoro e mantengono le famiglie. Con quanto successo e pochi aiuti la situazione non è più sostenibile».
Cosa pensa delle lezioni individuali?
«Non è una soluzione perché con meno utenti non si riescono a sostenere i costi».
Per questo momento di transizione funzionerebbe?
«No. Non reggerebbe».
E sullo sport all’aperto?
«Va bene lo sport all’aperto ma non è sufficiente e non tutte le palestre o i centri danza hanno spazio fuori. Pensate che siamo talmente indietro che la danza viene considerato un ibrido tra sport e cultura. Non va bene. È necessario fornire una qualificazione giuridica propria, in modo tale che questa faccia parte di uno o dell’altro settore».
Ma. Sac.