MILANO – C’è sempre un filo sottile che lega chi pratica pugilato e che, invece, ai pugni ricorre per farsi giustizia sommaria. Matassa intricata anche perché molto spesso si fa confusione nel riportare una notizia confondendo la passione e lo spirito di sacrificio con la violenza.
Tutto ruota attorno ad un vocabolo, pugile appunto, che non viene sempre utilizzato a ragion veduta. Così, dopo l’ennesimo fatto di cronaca nera riportato dai giornali e che ha come “protagonista” un italiano di origine congolese che ha reagito con violenza alla richiesta del biglietto ferroviario sul Treno Regionale Ancona-Piacenza e che il “Resto del Carlimo” ha definito, appunto, pugile, il presidente della Federazione Pugilistica Italiana Vittorio Lai, ha emesso un comunicato stampa per ribadire la posizione chiara e netta dell’organismo federale che promuove ed organizza l’attività del pugilato in Italia.
“Se prima eravamo rammaricati per questa associazione gratuita, spregiudicata e superficiale tra il pugilato e qualsiasi forma di delinquenza – ha scritto il presidente federale – ora siamo stanchi e delusi, pertanto vigileremo in maniera risoluta affinché i media non si limitino a rettificare, come fino ad oggi richiesto, ma operino con opportuna verifica ed etica deontologica sui casi di violenza in cui venga coinvolto il pugilato. L’ultimo caso di cronaca, purtroppo, non è isolato. Negli ultimi anni ce ne sono stati molti in cui il pugilato è stato utilizzato come strumento rafforzativo di un retaggio culturale ormai obsoleto: il “pugile” omicida, il “pugile” picchiatore, il “pugile” presunto membro dell’Isis… Siamo ben consapevoli delle storie di cronaca che hanno investito il nostro sport e di fronte a queste non ci siamo mai tirati indietro, prendendo gli opportuni provvedimenti disciplinari e continuando a svolgere un grande lavoro di recupero sociale e morale di alcuni atleti con problematiche. La nostra mission ce lo impone. I pro e i contro li conosciamo bene ma la sfida è proprio questa: garantire ai nostri pugili e futuri atleti un percorso etico e valoriale che da sempre contraddistingue il pugilato, come sport educativo, formativo e fortemente socializzante. Lo testimoniano le continue collaborazioni con Associazioni e Onlus su tematiche quali il bullismo, il cyberbullismo, l’integrazione, la violenza contro le donne e di genere. Di questo dovrebbero parlare i giornali come dei nostri valorosi pugili, non ultima la Campionessa Olimpica Youth Martina La Piana che ha scritto con Forza, Passione e Identità una delle pagine più belle della storia del nostro sport. Per tutelare la dignità e l’onorabilità della nostra disciplina e per ristabilire l’uso corretto e ponderato della parola “pugile” o di altre parole legate al pugilato, la Federazione continuerà ad intervenire anche attraverso le vie legali. Auspico che per il futuro ci sia maggiore rispetto ed attenzione per questa disciplina sportiva, che cerca di educare al rispetto delle persone e del diritto alla salute, da parte di alcuni organi di stampa, fatto salvo per quelli che, con grande professionalità e sensibilità, collaborano da sempre con noi e ci supportano nel duro lavoro quotidiano”.