Perentoria risposta dei presidenti nazionali degli EPS italiani che da ieri, su disposizione del Coni, hanno dovuto sospendere ogni attività
MILANO – Se è l’ascia di guerra che viene disotterrata lo sapremo solo prossimamente. Di sicuro, gli Enti di Promozione Sportiva stavolta non hanno porto l’altra guancia… A poche ore dall’imposizione avuta dal Coni a firma del Segretario Generale Carlo Mornati, (il quale, rifacendosi alle disposizioni stabilite per contrastare la situazione epidemiologica aveva comunicato che, a partire dal 18 marzo: «al fine di assicurare l’uniformità dei comportamenti, tutti gli Enti di promozione sportiva, dovranno sospendere gli allenamenti dei propri atleti tesserati nelle zone rosse») i presidenti nazionali di tutti gli EPS italiani hanno alzato la voce, evidenziando un profondo stato di disagio che si può riscontrare anche “leggendo tra le righe”. Una lettera accorata, circostanziata che pubblichiamo qui di seguito integralmente: «È finito il tempo di chiedere. Gli Enti di Promozione Sportiva hanno sempre agito per raccogliere il grido di aiuto del mondo dello Sport di base e le migliaia di ASD e SSD e i loro collaboratori sportivi che rischiano la morte per annegamento dentro questo Titanic diviso in classi sociali. Siamo stufi di essere trattati come passeggeri di terza classe! A questo punto non basta neanche più denunciare la “paradossale” situazione che si sta verificando ormai da settimane: gli unici Organismi Sportivi che non possono svolgere la loro mission in questo Paese, sono gli Enti di Promozione Sportiva, riconosciuti a tutti gli effetti dal CONI. Diciamo “paradossale” e aggiungiamo anche “controversa” e “ambigua, riferendoci alla motivazione per cui dopo averci illusi e fatti adeguare a tutti gli standard protocollari contro il contagio da Covid, a parità di identici protocolli con gli altri Organismi Sportivi (che molti EPS hanno deciso di applicare non senza tremendi sacrifici per le loro ASD e SSD), il Governo continua a farci intendere che un atleta con doppia tessera rischia il contagio solo con noi, non con gli altri. Una situazione che favorisce posizioni di privilegio inaccettabili! Per la dignità e la storia del nostro mondo, lo Sport di base con la ’S’ maiuscola. Quello che va a portare salute e benessere nei territori dimenticati, nei quartieri abbandonati, nei centri di accoglienza e nelle carceri entro cui in pochi vogliono sporcarsi le mani, tutti incensano riempiendosi spesso la bocca di frasi fatte ma che poi in un momento così decisivo, senza vergogna, si ignora e si umilia nei fatti. Siamo responsabili e consapevoli che il tema primario è la salute dei nostri praticanti».
«Chiediamo ora alla Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, che di questo provvedimento non ne è certo responsabile essendo stata nominata solo successivamente, – si legge ancora – un incontro imminente che possa sfociare finalmente in un intervento riparatorio, nonché decisivo e dirimente, volto a superare la grave disparità di trattamento che stiamo subendo da mesi e in particolare a causa delle evidenti pregiudiziali contenute nell’ultimo DPCM del 2 marzo 2021. Se è vero – come non dubitiamo assolutamente – che Vezzali tiene davvero allo Sport di Base come da lei stessa dichiarato appena resa pubblica la sua nomina, ora avrà l’occasione di scrivere la parola fine a questo scempio che mette a rischio proprio quel “universo di società – parole di Vezzali – lavoratori sportivi, ma anche volontari ed appassionati e, soprattutto, tanti ragazzi, che stanno soffrendo più di altri per le costrizioni conseguenti alla pandemia, ed ai quali è stata tolta la bellezza della pratica sportiva e soprattutto i benefici, anche in termini di benessere e salute”. Dopo un anno di pandemia, è arrivato il momento delle decisioni importanti e improcrastinabili, occorre definire gli ambiti di attività tra i diversi organismi sportivi, pena la parola fine a un’intera classe imprenditoriale e sociale dello sport e – ancor peggio – a un’intera generazione nata e cresciuta col marchio ‘Covid’ e che rischiamo di perdere in termini di pratica sportiva, quindi anche di salute, benessere e prevenzione sanitaria. Abbiamo sempre collaborato in maniera ferma e costruttiva per favorire i milioni di tesserati che condividono la nostra concezione di sport, ci troviamo ora costretti, nostro malgrado, in caso di ulteriore nuova mancata liberatoria agli allenamenti per le ASD e SSD degli EPS che in zona rossa rispettano gli stessi protocolli di altri organismi sportivi, a ricorrere ad ogni forma di adeguata tutela per far valere i nostri diritti e quelli dei nostri associati».
«Come Vezzali – si conclude la lettera – anche gli Enti di Promozione Sportiva e le ASD e SSD a loro affiliate sono da sempre animati da spirito di servizio, dedizione e amore per la pratica sportiva. Quella che ad oggi, con decisioni prese a nostro discapito in maniera impari e discriminatoria rispetto ad altri organismi sportivi nazionali, ci stanno invece mortificando. Le FAQ del Governo tornano a relegare gli EPS ad organismi di terza classe, destinati a morire affogati nei bassifondi di questo Titanic che continua ad affondare. L’aria che respiriamo invece è la stessa di tutti! Il nostro ruolo e la dignità delle nostre associazioni e dei nostri tesserati esigono il massimo rispetto».
La lettera è stata firmata da Antonino Viti (ACSI), Bruno Molea (AICS), Luca Stevanato (ASC), Claudio Barbaro (ASI), Luigi Fortuna (CSAIN), Francesco Proietti (CSEN), Vittorio Bosio (CSI), Luigi Musacchia (CSN Libertas), Antonio Dima (CUSI), Paolo Serapiglia (ENDAS), Gian Francesco Lupattelli (MSP), Marco Perissa (OPES), Ciro Bisogno (PGS), Tiziano Pesce (UISP), Damiano Lembo (US Acli).